Qual’è l’immagine e la storia del dentista Italiano?
A sentire alcune persone l’immagine del dentista italiano è scadente per un retaggio che si è costruita in passato e che solo lentamente si potrà modificare. Fino agli anni ‘60 e ’70 durante i quali la proporzione tra dentisti e popolazione era di 1dentista a 6.000 fino a 20.000 abitanti, una parte più ridotta della popolazione rispetto ad oggi aveva accesso alle cure dentali. Il dentista era il medico, specialista in odontoiatria o no, che aveva solo il problema di limitare l’affollamento dei pazienti nella sua sala d’attesa e non era in grado di soddisfare la domanda.
Le tariffe del dentista italiano erano elevate e scarsamente accessibili a larghe fasce della popolazione. In questa situazione proliferavano i dentisti abusivi, odontotecnici che spesso praticavano le estrazioni e la protesi come unica filosofia della loro pratica. Si curava ben poco il dente, si estraeva molto e si faceva un gran lavoro di ricopertura di denti. I concetti dell’igiene e della prevenzione delle malattie infettive non si applicavano. Anche se erano anni in cui l’AIDS non era ancora comparsa, erano tuttavia anni in cui l’epatite C mieteva “vittime” con la trasmissione attraverso strumenti insufficientemente sterilizzati. Lo specchietto a volte veniva tenuto nel taschino e disinfettato con l’alcol.
Il dentista Italiano allora era in grado di espletare una gamma di trattamenti apprezzabile, con tecniche classiche in cui il massimo della qualità era rappresentato dalle orificazioni e dagli intarsi in oro. Solo gli stati più abbienti erano in grado di permettersi questi trattamenti. Il dentista di famiglia per lo più utilizzava l’amalgama per le otturazioni ed i silicati per i denti anteriori. La devitalizzazione era effettuata in modo semplificato rispetto agli standard attuali. Si utilizzavano i coni d’argento quando si voleva fare il massimo, altrimenti si usavano delle paste a base di aldeidi.
Erano anche gli anni in cui il dentista italiano non pagava le tasse, come la grande maggioranza dei lavori autonomi, ai tempi in cui la dichiarazione dei redditi era la Vanoni , e dopo per un po. L’anestesia nelle modalità attuali non era praticata, ed era riservata ai trattamenti più invasivi. Spesso l’attività odontoiatrica era praticata a tempo parziale, assieme alla medicina generale o specialistica, mentre i dentisti italiani che praticavano l’odontoiatria a tempo pieno erano una minoranza. Con l’avvento dei primi materiali da otturazione compositi alla fine degli anni ’60 alcune cose sono cambiate, ed ancor più quando questi materiali sono diventati polimerizzabili “a comando” con una luce apposita. Questo ha coinciso con la creazione di una nuova figura del dentista italiano attraverso il Corso di laurea specialistica nella facoltà di medicina, nel 1980.
Giovani motivati e determinati a fare dell’odontoiatria la loro esclusiva professione si sono incanalati nel percorso formativo rivoluzionando in un decennio tutte le concezioni precedenti. Ciò ha coinciso perfettamente con l’adozione da parte della odontoiatria accademica della teoria e della pratica dell’implantologia e dell’esplosione della parodontologia dopo la sedimentazione dei concetti già chiariti teoricamente negli anni ’60 e ’70.
A questo punto molte cose si sono rovesciate. Il rapporto dentista italiano-popolazione pian piano è diventato esagerato nel senso opposto, il doppio di quanto auspicato in sede europea (ed assai più che in altri Paesi Comunitari) cioè 1 ogni 1000 abitanti contro 1 ogni 2000 abitanti (1 ogni 800 in alcune zone d’Italia). La professione di insegnare l’odontoiatria è diventata appetibile, per la riduzione dei pazienti nella sala d’attesa e per il prestigio che ciò dà, sotto la pressione della domanda che il potere politico, con miopia e populismo, non ha saputo gestire (sono 34 le sedi universitarie di odontoiatria per il futuro dentista italiano). Con la obbligatorietà della Educazione Continua in Medicina numerosi docenti universitari si dedicano con più entusiasmo all’istruzione a pagamento rispetto a quella nelle sedi proprie universitarie. La sindrome della poltrona vuota ha cambiato molte speranze in delusione per coloro che pensavano di trovare l’eden in odontoiatria.
Il dentista italiano oggi, quello che svolge correttamente la sua professione, si trova a dover tenere conto di questi elementi:
- eccessiva competizione con i colleghi, che porta a fenomeni come quelli dei service odontoiatrici in cui società di capitali speculativi e con il paravento delle Istituzioni sono entrati nella sanità odontoiatrica pubblica mettendo al primo posto il profitto.
- competizione con l’infinità di possibili alternative di spesa cui la famiglia è sottoposta
- enorme aumento delle incombenze burocratiche amministrative e legislative. Una frammentazione di autorità e competenze obbliga il dentista italiano ad avere una segreteria ipertrofica e costosa
- competizione sleale da parte di coloro che le tasse non le pagano
- necessità di offrire prevenzione come cardine della filosofia dell’assistenza odontoiatrica, nonostante la prevenzione non possa assorbire facilmente i costi dello studio.
- obbligo di organizzare bene le risorse disponibili (odontoiatri, igienisti, assistenti e tutto il team) che sono sbilanciate (troppi dentisti disponibili, troppo poche assistenti) e dedicare sempre più ore all’aggiornamento
- necessità di standard etici e professionali elevati per ricevere la fiducia del paziente-cliente.
Qual’è, quindi, la condizione di vita del dentista italiano? Riteniamo sia una condizione di oggettiva difficoltà. Lo stereotipo della pubblicità non esiste se è un professionista che svolge la sua professione con passione, competenza, correttezza. Ce ne sono molti che esercitano così la professione, dosando le tariffe sui costi reali, distribuendo il reddito ricavato nei numerosi rivoli che, a monte, gli consentono di effettuare una prestazione ben fatta. Il più delle volte un dentista così è obbligato ad una quantità di lavoro assai rilevante in aggiunta a quello che svolge alla poltrona, che se sono eccessive portano ad inaridimento delle condizioni di vivibilità in famiglia.
Qualcuno dice che questo sarebbe il dentista ideale. Ebbene suggeriamo a costoro di cercarlo, abbandonando il dentista che non risponde a questi requisiti. Però, se guardiamo con un po’ più di attenzione, forse ce l’abbiamo già.